Di wp_7646872 Luglio 6, 2018 0 Commenti

Alla scoperta di Carloforte

Il monumento dedicato al Re Carlo Emanuele III di Savoia

Sul lungomare, proprio di fronte all’arrivo dei traghetti, si trova il gruppo marmoreo scolpito dall’artista genovese Bernardo Mantero tra il 1786 e il 1788. Tale opera ha sempre avuto un grande significato storico e sociale per i carlofortini, sia di ieri che di oggi.
Il monumento  rappresenta il Re di Sardegna, Carlo Emanuele III, che autorizzò la colonizzazione dell’Isola di San Pietro a una parte della popolazione della colonia genovese residente da circa 200 anni nell’isolotto di Tabarca (Tunisia).  Alla  “statua” (così è affettuosamente denominata dagli isolani) è legata la triste storia dell’attacco a Tabarca, nel 1741, da parte di pirati tunisini. Oggi il Re Carlo Emanuele III  è il primo carlofortino che saluta il turista al suo arrivo a Carloforte, ed è anche l’ultimo che gli dà l’arrivederci quando questi  lascia l’isola.

Piazza Repubblica

E’ la piazza principale del paese. Situata tra il lungomare, la neoclassica Parrocchia di San Carlo Borromeo e  la pittoresca scalinata di Via Solferino, non la si può mancare. La caratteristica principale di questa piazza è rappresentata dalle quattro grandi panchine in ferro di forma rotonda, ognuna della quali circonda e protegge un enorme albero di ficus magnolioide. Sotto la loro grande ombra si siedono gli anziani a parlare dei “bei vecchi tempi” o a guardare i numerosi bambini che giocano tranquilli e in piena libertà, mentre le mamme chiacchierano sedute con le amiche approfittando naturalmente per “tirare due cruste” ( fare pettegolezzi) sugli ultimi avvenimenti del paese. In questa bella piazzetta  si svolgono inoltre alcuni dei numerosi spettacoli organizzati dal Comune o dalle diverse associazioni culturali locali durante tutto l’anno. Nel periodo estivo importantissimo e seguitissimo è il “ballo in piazza”,  a cui partecipano in egual misura e con ugual divertimento, carlofortini e turisti.

Oratorio della Madonna dello Schiavo

La piccola chiesa costruita tra il 1807 e il 1815 custodisce un’antica statua in legno  della Madonna, la cui corona fu benedetta dal Santo Padre Paolo VI nel 1964. L’affascinante storia  riguardante il misterioso ritrovamento di questa Madonnina scura, è legata al lungo periodo di schiavitù in Tunisia che una gran parte della popolazione di Carloforte dovette subire dopo l’attacco al paese da parte di pirati tunisini nel 1798.
Dal momento della liberazione ad oggi, il 15 novembre, giorno di ritrovamento del simulacro, si svolge una processione lungo le strade del paese, cui partecipa tutta la popolazione. Giovani e anziani, insieme, rinnovano ogni anno il ringraziamento alla Madonna per la riconquistata libertà.
Ogni giorno, inoltre, passando da via XX Settembre, non si può non notare il viavai di persone che, devotissime alla Madonnina, entrano ed escono dal piccolo oratorio. Tutti i carlofortini, uomini e donne, trovano sempre un momento della giornata per fermarsi a pregare nella deliziosa chiesetta bianca e celeste, dalla facciata Neoclassica, o anche solo un qualche minuto per una breve sosta o un saluto.
E qui, malgrado l’andirivieni  della centralissima Via XX Settembre, regna un assoluto silenzio ed una meravigliosa atmosfera di pace.

Carruggi e carruggetti  … i vicoli del centro storico

Una tranquilla passeggiata tra le casette colorate, i vicoletti e le caratteristiche scalinate del paese, adornate di piante e fiori di ogni specie, ci farà scoprire le caratteristiche “galaiette”, piccoli poggioli sorretti dalle tipiche mensole in stile Liberty. Tra un carruggetto e l’altro, si potrà ascoltare il vociare in dialetto genovese degli abitanti, sentire il profumo inconfondibile del pesto e della farinata genovese e vivere l’atmosfera dei paesini della Liguria di un tempo. Per i più romantici, consigliamo vivamente di fare un giro di sera, fra i carruggi silenziosi, lontani dalla “mondanità” del lungomare, per assaporare meglio l’atmosfera di un tempo ed i lenti ritmi di paese.

Piazza Pegli ed il monumento ai caduti

Il nome della piccola verde piazzetta di fronte al canale delle saline deriva da Pegli, il paesino ligure, oggi distretto di Genova, da cui nel ‘500 partirono i pescatori di corallo alla volta di Tabarca. Qui si trova il monumento dedicato ai caduti della I e II guerra mondiale, eretto grazie ad una donazione di un ricco carlofortino emigrato in Australia negli anni ’30. In questa graziosa piazzetta si svolge ogni mercoledì un mercatino che attira locali e turisti in egual misura.  Una visita al mercatino  per fare la spesa settimanale o semplicemente alla ricerca di qualche “buona occasione”, è ormai di consuetudine tra i carlofortini. E lo è diventata anche tra i turisti, che si divertono a curiosare tra le bancarelle, incantati  dai profumi, dalle voci e dai colori di questo strano angolo della Sardegna.

Museo Civico

Locato all’interno di uno degli antichi bastioni della vecchia cittadella fortificata (1738,) questo piccolo, mainteressante museo, ci racconterà la storia della nascita di Carloforte e le sue attività economiche nei vari periodi storici susseguitesi alla colonizzazione.
Il museo ospita, infatti, i documenti riguardanti la fondazione di Carloforte, un modello tridimensionale di una tonnara e gli antichi strumenti usati per la pesca del tonno, che viene praticata ancora oggi con un metodo di pesca a rete fissa  rimasto quasi immutato nei secoli.  Inoltre si potranno vedere gli attrezzi di lavoro utilizzati in passato (e talvolta ancora nel presente) dai carlofortini per la coltivazione della terra. Un piccolo modello di un’antica barca in legno (la “bilancella”), ci porterà al periodo del trasporto del minerale dalle miniere del Sulcis ai capienti magazzini di Carloforte. Essi ci raccontano il legame economico, breve ma intenso, del carlofortino con le attività minerarie sarde e del duro mestiere dei “galanzieri”, coloro che caricavano a mano la bilancella con minerale di galena.  La visita al piccolo Museo Civico  sarà come un viaggio nel tempo, che porterà il visitatore ad ammirare il coraggio e la tenacia di questo popolo e a volerne scoprire tutte le altre affascinanti storie del suo passato e del suo presente.

Mura di Cinta , fortino di S. Cristina, fortino di S. Teresa

A 5 minuti a piedi dal lungomare, e a pochi passi dal Museo Civico, in questa zona antica e tranquilla del paese, si ergono imponenti i resti delle mura di cinta e due dei fortini costruiti tra il 1806 e il 1810 per la difesa del paese, dopo il terribile attacco, nel 1798, da parte di pirati provenienti dalla Tunisia.  Questo suggestivo angolo del paese ci riporta indietro nel tempo, mostrandoci come il destino dei “Carolini” sia sempre stato legato agli avvenimenti delle varie epoche e alle politiche praticate dai diversi popoli del Mediterraneo. Una piccola ma interessante storia nella grande storia del Mare Nostrum.

La Torre di San Vittorio…da antica torre di guardia ad osservatorio astronomico, ed infine, museo  multimediale

Questa imponente costruzione, eretta nel 1768 come torre di guardia per proteggere la rada di Carloforte da eventuali attacchi nemici, è facilmente raggiungibile con una passeggiata di 10 minuti dal lungomare. Dal 1899 al 1978 fu sede di uno dei 5 osservatori al mondo che studiavano la precessione degli equinozi. Qui, inoltre, venivano effettuati importanti osservazioni meteorologiche per conto dell’ Ufficio di Meteorologia Aereonautica Militare di Elmas e studi sulla climatologia per conto dell’ ITAN (Ispettorato Italiano Assistenza al volo) di Roma.
Dal 2016 è sede di un interessante museo multimediale che racconta, tramite video e filmati, la storia geologica della terra e della Sardegna, i movimenti migratori  e gli insediamenti delle varie popolazioni nel Mediterraneo e in Sardegna. E naturalmente l’arrivo dei Tabarchini a San Pietro.
La visita del museo rappresenta un interessante viaggio nel tempo, reso possibile ed esaltato da alcune delle più moderne tecnologie museali esistenti in Italia. Il tutto avvolto dall’atmosfera antica delle possenti mura settecentesche della torre, pressoché inalterate nella loro struttura originaria, che offrono al visitatore una esperienza suggestiva quanto unica nel suo genere.

Le saline

Sfruttate fin da tempi antichissimi dai Fenici e dai Romani, furono utilizzate subito anche dai nuovi colonizzatori Tabarchini. Con i suoi 100 ettari, di cui 70 destinati alla raccolta del sale, le saline di Carloforte sono arrivate a produrre dalle 10.000 alle 12.000 tonnellate di sale all’anno. Dopo la chiusura dell’attività nel 1998, i bacini salanti sono diventati dimora fissa di Fenicotteri rosa, eleganti Garzette ed Avocette, di attenti e curiosi Aironi cinerini e degli esili e longilinei Cavalieri d’ Italia, specie, quest’ultima, molto rara e particolarmente protetta dalla Direttiva Uccelli.
Una strada sterrata che, partendo dalla periferia del paese, costeggia il canale delle saline e le saline stesse, permette ai visitatori di fare una tranquilla passeggiata (o volendo un giro in bicicletta) ed osservare questi stupendi uccelli in quello che è diventato ormai il loro habitat naturale.
La natura a Carloforte è a due passi dal centro, gratuita, e a disposizione di tutti.

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